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Il CNT dispone test su tutti i donatori di organi, tessuti e staminali emopoietiche nelle Regioni con contagi da Coronavirus

Nel comunicato stampa del 24 febbraio 2020 il Centro Nazionale Trapianti annuncia che in considerazione della rapida evoluzione epidemiologica della diffusione del nuovo Coronavirus SARS‐CoV‐2 nel nostro Paese sono state rafforzate le misure di prevenzione infettivologica sui donatori segnalati nelle Regioni italiane che hanno registrato casi di contagio ,

Questo, sebbene ad oggi non siano state documentate trasmissioni mediante donazione di organi, tessuti e cellule e il rischio non sia attualmente noto, .

Per quanto riguarda i prelievi di organi e tessuti da donatore deceduto, è stata disposta l’esecuzione del test specifico per la ricerca di SARS‐CoV‐2 sulle secrezioni respiratorie (tampone rino‐faringeo o BAL) di tutti i donatori segnalati in Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna e Provincia di Trento. In caso di positività sarà necessario procedere alla verifica dell’eventuale viremia con prelievo di sangue. Il risultato del test dovrà essere disponibile prima del prelievo degli organi e prima dell’utilizzo dei tessuti ed in caso di positività il donatore sarà ritenuto non idoneo.

Per i donatori segnalati nelle altre Regioni, la Rete nazionale trapianti manterrà un’attenta sorveglianza anamnestica del donatore che abbia soggiornato nelle Regioni a rischio o in Cina nei 28 giorni precedenti la donazione. In questi casi verrà immediatamente attivata la task force infettivologica del Centro nazionale trapianti, già normalmente operativa per le potenziali donazioni di difficile valutazione clinica.

Le stesse disposizioni si applicano ai donatori viventi di organi, tessuti e cellule staminali emopoietiche (CSE) da sangue midollare, periferico e cordonale che risiedono in Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna e Provincia di Trento.

Un tema delicato questo, soprattutto in giornate come queste caratterizzate dalla proliferazione di notizie. Per questo abbiamo chiesto al nostro coordinatore scientifico, dott. Sergio Vesconi, di aiutarci a capire meglio il valore di tale notizia per il mondo della donazione e del trapianto di organi e tessuti.

“L’emergenza Coronavirus sottolinea, una volta di più, una delle maggiori difficoltà che caratterizzano il processo di donazione e trapianto di organi e tessuti,” –  spiega Vesconi – “il dilemma tra la necessità di non perdere ogni possibilità di prelievo, e quindi di cura, per i pazienti in lista d’attesa, da un lato e, dall’altro, l’esigenza di garantire loro il più alto livello di sicurezza possibile.”

“Quest’ultimo punto vuol dire mettere in atto tutte le misure utili a prevenire la trasmissione, con l’organo o i tessuti innestati, di forme patologiche, di natura neoplastica, infettiva o da prioni.

Per questo obiettivo il CNT provvede periodicamente a emanare specifiche direttive (Linee guida per la sicurezza) che vengono di volta aggiornate in relazione alle nuove conoscenze e al mutare delle situazioni.

Queste raccomandazioni sono finalizzate a identificare possibili malattie  e le condizioni che possono comportare un aumento del rischio, e riguardano la storia del donatore, l’esame obiettivo, gli esami diagnostici e strumentali mirati, in tutte le fasi del processo, fino alla valutazione finale all’atto del prelievo. Nelle situazioni più complesse, è anche possibile consultare esperti disponibili sulle 24 ore per una “second opinion”.

Il tema della sicurezza è da sempre una priorità del sistema-trapianti, ma le sfide sono continue e sempre nuove: la globalizzazione e la facilità di movimento delle genti caratterizzano i nostri tempi e possono avere evidenti ricadute anche su questa attività: abbiamo per esempio a che fare con malattie che fino a poco fa erano confinate in specifiche aree geografiche e verso le quali non erano previsti sistemi diagnostici particolari.

Le nostre estati sono caratterizzate, tra l’altro, dalla ricerca nei potenziali donatori del West Nile virus, una malattia trasmessa dalle zanzare, in grado di causare gravi danni neurologici, talora fatali, e per la quale non esistono terapie specifiche.

In tutti questi casi, soprattutto nelle situazioni nuove, come per l’appunto il Coronavirus, vale il principio di precauzione, in base al quale se il soggetto risulta “positivo” (portatore della malattia, anche se non conclamata) si rinuncia al prelievo e quindi al trapianto, pur non sapendo con precisione né qual è il decorso della malattia né l’impatto che potrebbe avere sul paziente trapiantato, dal nulla a una lieve sindrome simil-influenzale fino alla gravissima polmonite interstiziale, che in un soggetto sottoposto a terapia immunosoppressiva potrebbe avere conseguenze anche fatali.

Di qui la decisione del CNT di non procedere al prelievo di organi e di tessuti nei potenziali donatori nei quali i test per la ricerca del virus, sul materiale salivare e quindi sul sangue, diano sito positivo.

Una rinuncia dolorosa, magari eccessiva, ma in questa fase, indispensabile.