L’Italia dei Trapianti non si è fermata: gli interventi in calo solo del 20%

Il Coronavirus ha messo in crisi molti aspetti della sanità e il mondo dei trapianti non fa eccezione. Ma in Italia la rete trapiantologica ha retto

Di fronte alla diffusione del Coronavirus la preoccupazione dei potenziali effetti sul mondo della donazione e del trapianto di organi è stata elevata: non solo per la possibilità di trasmettere il virus ai potenziali riceventi, ma anche per la carenza di risorse umane e sanitarie reimpiegate per curare i pazienti affetti da Covid.

In Italia, sebbene il Coronavirus abbia intaccato il sistema sanitario nella sua totalità, la rete trapiantologica ha retto: la flessione secondo i dati del Centro Nazionale Trapianti è stata di poco superiore al 20%, una diminuzione fisiologica e contenuta, soprattutto se confrontata con quella degli altri Paesi e considerando il fatto che alcuni dei centri a maggiore volume di interventi si trovano nelle zone più colpite dal nostro Paese.

Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista medica The Lancet mette in luce, infatti, il crollo delle reti trapiantologiche di Stati Uniti e Francia, dove dall’inizio dell’epidemia si è registrato un crollo del 50% degli interventi.

Allo stesso modo, secondo i dati pubblicati dal CNT, in Spagna i trapianti sono diminuiti dell’80% circa, mentre nel Regno Unito più o meno del 50%.

In Italia non sono state registrate particolari differenze legate ai singoli organi. Il sistema insomma ha tenuto meglio di quanto avvenuto altrove, anche grazie a una rinnovata fiducia dei cittadini nel Sistema Sanitario Nazionale. “Dall’inizio dell’epidemia il tasso di opposizione al prelievo è diminuito del 5,2%, passando da un 32,5% registrato nello stesso periodo del 2019 a un 27,3%”, ha spiegato il direttore del CNT, Massimo Cardillo Cardillo. “Questo è sicuramente uno degli ingredienti che ha permesso di contenere gli effetti dell’epidemia sulla nostra rete trapiantologica, una rete di per sé solida, costruita nel tempo, con costanza, e popolata da persone che credono nel proprio lavoro. E quando c’è la motivazione si riesce a lavorare anche in condizioni estreme come quelle sperimentate nelle regioni più colpite dall’epidemia, dove spesso i trapianti sono riusciti a proseguire anche nel bel mezzo dell’emergenza.”

Come sottolineato nell’articolo di Simone Valesini pubblicato su Repubblica del 28 maggio, è stata fondamentale anche la collaborazione a livello internazionale, come avvenuto per i reni da donatori svizzeri trapiantati a Milano e a Torino, che rischiavano di rimanere inutilizzati a causa della sospensione dei trapianti della Confederazione Elvetica, e il fegato trapiantato a Bari su una paziente greca.  “L’attività internazionale di scambio di pazienti e organi per il trapianto è doppiamente vantaggiosa, perché ci permette di aumentare le possibilità dei pazienti delle liste d’attesa italiane di ricevere un organo compatibile e contemporaneamente aiuta persone che nel proprio paese non potrebbero essere salvate” – ha spiegato il direttore del Centro Nazionale Trapianti Massimo Cardillo – “La pandemia sta dimostrando che le risposte sanitarie devono essere globali e che ciascun Paese deve fare la propria parte senza egoismi”.

Superato il picco della pandemia, l’obbiettivo è ora quello di ripartire per tornare appena possibile al normale volume di interventi.

Per i professionisti del mondo del trapianto sarà fondamentale la capacità di adattare il  sistema e le infrastrutture alle circostanze, e alla loro evoluzione.

Nel nostro Paese, per riuscirci, sarà vitale la riorganizzazione degli ospedali, con percorsi Covid free e più letti in terapia intensiva dedicati ai pazienti non infettivi. “Abbiamo già chiesto un occhio di riguardo in questo senso alle regioni – ha spiegato Cardillo – perché il piano di rinforzo degli ospedali tenga conto delle esigenze organizzative e di personale necessarie per rinforzare il nostro sistema trapiantologico”.

Secondo i dati presentati dal Centro Nazionale Trapianti aggiornati al 17 maggio, l’attività di donazione e trapianto di organi in Italia è di nuovo in ripresa: per la terza settimana consecutiva sale sia il numero dei donatori utilizzati (28) che quello dei trapianti effettuati (72) e viene raggiunto il risultato settimanale migliore dal 23 febbraio, l’attività sta tornando ai livelli precedenti

Fonti:

The Lancet

Centro Nazionale Trapianti

Repubblica – Salute

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