Gratuità e dono: la forza dei donatori di sangue

Donazionisangue

Come riportato in un articolo di Giulio Sensi sull’inserto Buone Notizie del Corriere della Sera di martedì 21 luglio, un esempio della potenza del dono e della gratuità ci è dato dal Sistema Trasfusionale Italiano, oggi eccellenza internazionale e punto nevralgico del Sistema Sanitario Italiano, che ha dimostrato la sua forza anche e soprattutto in questo periodo di forte difficoltà. 

Secondo i dati del Centro Nazionale Sangue, ogni anno quasi 1,7 milioni di italiani si recano in Centro Trasfusionale per donare sangue intero, plasma o piastrine che letteralmente “permettono di sopravvivere” a malati di anemie croniche come la talassemia, tumori e leucemie, trapianti, incidenti stradali e interventi chirurgici. Il sangue intero, pochi minuti dopo la donazione, viene separato in globuli rossi concentrati, piastrine e plasma. Così oltre 3 milioni di sacche di sangue e plasma vengono ogni anno trasfusi ai malati nei nostri ospedali e altre 860 tonnellate di plasma, viene inviato all’industria italiana per la produzione di albumina, immunoglobuline e fattori della coagulazione che assicurano anch’essi la sopravvivenza sia a malati acuti che cronici, tra questi ultimi molte malattie congenite e anche rare (per esempio emofilia e immunodeficienze). In questo ambito il sistema italiano non è ancora completamente autosufficiente perché il 25-30% dei plasmaderivati viene acquistato dal mercato internazionale.

Dopo l’esperienza esperienza Coronavirus, la domanda sorge spontanea: l’Italia è autosufficiente? Potrebbe succedere di rimanerne senza, come è capitato per mascherine, camici e presidi sanitari di vario tipo? È un’eventualità che è necessario tenere in considerazione.

I donatori di sangue italiani sono per legge volontari e non remunerati, e ciò costituisce un grande tesoro anche senza considerare il valore non scontato della gratuità della materia prima “sangue”. La garanzia offerta è così duplice: dapprima l’autosufficienza italiana, almeno per i globuli rossi, di cui abbiamo capito l’importanza in occasione della recente pandemia da CoVid-19. E poi, forse ancora più importante, la sicurezza e la garanzia di avere a disposizione un sangue esente dal rischio di trasmettere malattie infettive (tra le più rilevanti, ma non solo, epatiti e AIDS): infatti il donatore di sangue essendo non remunerato è molto più sicuro dal punto di vista sanitario perché non ha nessun interesse a negare le proprie patologie o se ha avuto dei contatti a rischio di infezione. Ben diversa la situazione di un donatore remunerato che, pur di ricevere un corrispettivo in denaro, potrebbe donare il suo sangue potenzialmente infetto. Questo l’abbiamo imparato, a nostre spese, da un’altra epidemia recente, quella dell’HIV dagli anni ’80 al 2000 quando il plasma commerciale e gli emoderivati commerciali americani (prelevati anche da donatori in miseria americani o di paesi in via di sviluppo) e cinesi infettarono migliaia di ammalati nel mondo e anche in Italia.

Ben venga allora la lieve crescita che si sta registrando in Italia nel numero di donazioni e nel numero di donatori associati (1.683.000) e il lavoro delle varie associazioni (AVIS e FIDAS le due più grandi associazioni a diffusione nazionale, ma ce ne sono varie altre locali): il valore del donatore associato (92% dei donatori italiani) non sta solo nel fatto che sia facilmente  e costantemente reperibile dal punto di vista organizzativo in caso di necessità, ma soprattutto nel fatto di essere donatore periodico e conosciuto, in possesso di una scheda sanitaria costantemente aggiornata con esami clinici e laboratoristici, garanzia di qualità sanitaria per chi riceverà il sangue ma anche per il donatore stesso.

Se c’è qualcosa che questa pandemia ha insegnato è che non si sbaglia mai a riscoprire valori che spesso rischiano di finire sepolti dalla routine quotidiana, soprattutto per l’importanza che la donazione e i donatori rivestono nella vita di chi, ogni giorno, si trova ad affrontare malattie che necessitano di trasfusioni o trapianti.

Inoltre, ricordiamo l’importanza di tutte le forme di donazione dal midollo osseo a tutti coloro che hanno detto sì alla donazione degli organi.

Se non l’hai ancora fatto, clicca qui e scopri come fare.

Fonte: Buone Notizie, Corriere della Sera – martedì 21 luglio 2020

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *