Dopo la presentazione agli Stati Generali della rete trapiantologica dello studio preliminare, è emerso che l’incidenza cumulativa dell’infezione da Sars-Cov-2 è significativamente più bassa tra le persone trapiantate che tra i pazienti in lista d’attesa per un trapianto d’organo.

Il rapporto pubblicato il 12 ottobre è frutto di un’elaborazione incrociata tra il Sistema informativo trapianti e i registri della Task force Covid del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità.

È stato evidenziato come, al 22 giugno 2020, l’incidenza dell’infezione da nuovo coronavirus fra gli 8.400 pazienti in attesa di un organo fosse dell’1,85%, quasi cinque volte maggiore rispetto a quella della popolazione generale nella stessa data (0,4%). Ma tra i 44mila cittadini che attualmente vivono con un trapianto d’organo funzionante la percentuale dei contagiati quasi si dimezza, scendendo all’1,02%. Complessivamente, nei primi quattro mesi di pandemia (21 febbraio-22 giugno), l’infezione è stata contratta da 450 trapiantati e da 155 pazienti in lista d’attesa, mentre i decessi sono stati rispettivamente 123 e 30. Tra le 722 persone che hanno ricevuto un trapianto durante l’epidemia i contagiati dopo l’intervento sono stati invece 16 e 6 i deceduti. 

“Una maggiore incidenza del contagio tra i pazienti con insufficienza d’organo e tra i trapiantati sottoposti a terapia immunosoppressiva era scontata, trattandosi di categorie di persone oggettivamente più vulnerabili alle infezioni”, è il commento del direttore del Centro nazionale trapianti Massimo Cardillo, “ma la netta differenza dell’incidenza del Covid-19 tra persone in lista d’attesa e popolazione trapiantata a favore di quest’ultima ci conferma che il trapianto resta l’opzione terapeutica migliore per le gravi insufficienze d’organo anche in tempo di pandemia, e che i protocolli di sorveglianza infettivologica applicati dalla Rete nazionale trapianti stanno funzionando bene”. 

Rimane vivo il pesante impatto della pandemia sulla rete ospedaliera e sulle terapie intensive, impatto che ha determinato un calo 7,8% dei donatori nei primi nove mesi dell’anno e del 6,6% quello dei trapianti effettuati.

Ritorna positivo, invece, il bilancio sulle opposizioni al prelievo degli organi, che è sceso al 28,8% rispetto al 30% dello stesso periodo del 2019.

Per Cardillo “si tratta di una diminuzione inevitabile ma tutto sommato contenuta alla luce della situazione generale, e inferiore rispetto a quella osservata negli altri Paesi europei. La Rete trapianti è al lavoro per invertire la rotta e tornare il prima possibile ai livelli di attività degli ultimi anni”.