Prevenzione e corretti stili di vita: l’importanza dell’attività fisica
di Alessio Franchina
Responsabile Comunicazione Nazionale Centro Sportivo Italiano
Come si può collegare l’attività fisica, correttamente svolta, alle liste d’attesa per i trapianti? Semplicemente attribuendo all’attività fisica quelle potenzialità di prevenzione e miglioramento della qualità della vita che il mondo scientifico le riconosce.
Da tempo, le istituzioni e le Associazioni che in Italia sostengono la cultura della donazione a favore dei trapianti sono impegnate anche nella promozione di corretti stili di vita così da contrastare il diffondersi di malattie che portino alla necessità del trapianto.
Anche recentemente il Ministero della Salute ha riproposto campagne a favore di una regolare attività fisica con l’obiettivo di contrastare uno dei principali fattori di rischio per le persone che è rappresentato dalla sedentarietà.
Più che mai oggi, in una società tecnologica che offre “a domicilio” tutti i servizi di cui le persone possono aver bisogno, questo rischio è fortemente aumentato.
L’attenzione del Ministero è rivolta in particolare ai bambini per i quali, sottolinea in un recente documento, l’attività fisica “favorisce un corretto sviluppo fisico e la socializzazione”, mentre negli adulti “contribuisce a ridurre il rischio dell’insorgenza di malattie croniche (dal diabete alle patologie tumorali e cardiovascolari) e migliora la salute mentale”. Infine, negli anziani, “migliora l’elasticità muscolare e svolge un ruolo di primaria importanza nella prevenzione delle malattie cronico degenerative”.
Eppure, nonostante tutti questi benefici. circa un terzo degli italiani è statisticamente da considerare sedentario. Si tratta di risultati da non sottovalutare, in particolare in prospettiva futura.
È evidente, perciò, che ci sia molto da fare in questo settore. Lo confermano, purtroppo, anche i dati recenti dell’Eurobarometro Sport 2022, la cui edizione 2022 a cura della Commissione Europea descrive lo stato dell’arte della pratica sportiva nei Paesi dell’Unione Europea.
Dall’indagine – dati allo scorso settembre – è emerso che il 38% degli europei fa sport e attività fisica almeno una volta alla settimana, rispetto al 17% che, invece, la pratica meno di una volta alla settimana. Ad oggi, il 45% degli europei non pratica mai esercizio fisico.
È impressionante il dato italiano. Secondo i dati raccolti dall’Eurobarometro 2022, solo il 3% degli italiani intervistati ha dichiarato di svolgere attività sportiva regolarmente. Un dato che cozza contro il 6% dell’UE. In pratica, in Italia, fanno attività sportiva, in percentuale, la metà delle persone dell’Unione Europea. Ancora peggio, se guardiamo il dato che concerne la assoluta mancanza di attività sportiva: il 56 per cento degli italiani ha dichiarato di non fare nessuna attività sportiva, rispetto al 45 per cento del resto d’Europa.
Nel complesso, l’Eurobarometro mostra che, coloro che svolgono attività fisica e sportiva con una certa regolarità sono soprattutto gli intervistati di età compresa tra i 15 e i 24 anni, che rappresentano il 54%; percentuale che diminuisce con l’avanzare dell’età.
Riportiamo qui alcuni altri dati pubblicati dalla Commissione Europea sull’Eurobarometro:
- Tra le motivazioni maggiormente riportate dagli intervistati, ci sono la necessità di migliorare la propria salute, che interessa il 48% delle persone intervistate in Italia, seguita dal desiderio di sentirsi in forma e di provare nuovi metodi di rilassamento (il 42% e il 31 % in Italia).
- La mancanza di tempo rappresenta, invece, uno degli ostacoli principali allo svolgimento dell’attività fisica, seguita dalla mancanza di motivazione o interesse nello sport. Questo dato interessa il 40% delle persone nel nostro Paese.
- Circa la metà delle persone intervistate ha manifestato la volontà di svolgere attività fisica e sportiva all’aperto, seguita dall’intenzione di svolgerla nella propria abitazione (16% in Italia).
- Più di quattro europei su dieci trascorrono tra le 2 ore e 31 minuti e le 5 ore e 30 minuti seduti in una giornata normale. In Italia, la sedentarietà interessa il 42% delle persone intervistate.
- Ancora presente il divario di genere: gli uomini risultano praticare un’attività fisica con più regolarità rispetto alle donne (si tratta del 70% contro il 62%). Ma è interessante notare che circa sei persone intervistate su dieci seguono con lo stesso interesse sia gli sport femminili che maschili. In aggiunta, il 75% delle persone intervistate, 85% per l’Italia, ritiene che la violenza di genere nello sport meriti una maggiore attenzione.
Insomma, non si tratta di dati incoraggianti. Tutt’altro. Incoraggiano piuttosto a reagire cercando di favorire la “cultura della sportività”. Per ora, nonostante la crescente importanza attribuita alla promozione dell’attività fisica negli Stati membri dell’Unione Europea, soprattutto dopo la pandemia, “i tassi di inattività fisica nell’UE rimangono “allarmanti”.
Verrebbe da dire che “ce n’è di strada da fare”.
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