DigitalAido, UNA SEMPLIFICAZIONE COMPLESSA, UNA CONQUISTA DI CIVILTÀ
Intervista a Francesca Boldreghini, coordinatrice della digitalizzazione della manifestazione di consenso alla donazione di organi con AIDO.
Nel settembre 2021, AIDO lanciava ufficialmente DigitalAido, il “Sì digitale alla donazione di organi” tramite l’App Aido e il sito aido.it, una svolta storica nelle modalità di manifestazione della volontà a donare. Basti considerare che da quel giorno, le espressioni del consenso alla donazione di organi e tessuti, al 3 agosto 2023, sono state ben 33.906. E continuano a crescere.
Raccontiamo una rivoluzione digitale che affonda le sue radici nel suo diritto.
di Leonio Callioni
Per i nostri lettori e per fare il punto su un’azione di grande successo avviata da una Associazione di volontariato, ho voluto intervistare, per riVivere, Francesca Boldreghini, vice presidente di Fondazione Trapianti Onlus, che del progetto DigitalAido è stata coordinatrice.
Nel progetto DigltalAido, nato da un’intuizione della Presidente Nazionale di AIDO Flavia Petrin, stimolata a integrare e superare (operativamente) l’atto olografo cartaceo quale unico strumento di adesione ad AIDO da alcuni giovani che indicavano nel sistema informatico la modalità del presente e del futuro, mi sono fatto personalmente carico, allora quale Responsabile della Comunicazione Nazionale di AIDO (di cui ero anche Vice Presidente Nazionale Vicario), di cercare di tradurre l’idea in qualcosa di concreto. Dalla presentazione all’Assemblea di AIDO del gennaio 2020 sono conseguite alcune decisioni, tra le quali quella di ingaggiare l’allora Direttore della Comunicazione Nazionale, Francesca Boldreghini, per un incarico ampio avente come obiettivo la realizzazione della modalità di adesione ad AIDO tramite sistema informatico. Particolarmente significativo, per i risultati raggiunti, il contributo della squadra tecnica di Andrea Romboli, per l’implementazione dei mezzi informatici del progetto che sono stati realizzati da b4digital Società Benefit – Studio Romboli Società Benefit. Voglio anche ricordare i partner di progetto, Maggioli SpA e Intesi Group SpA, e il patrocinio del Centro Nazionale Trapianti.
In questa intervista, Francesca racconta i passaggi più importanti e meno conosciuti di questa meravigliosa avventura che sta cambiando la storia della manifestazione di volontà a donare, ripercorrendone il tratto giuridico, una linea nascosta tra le righe delle pagine del sito e dell’App di Aido ma che spiega il vero significato dell’operazione, il suo senso ultimo e, insieme, il suo valore.
Grazie all’impianto giuridico con cui il progetto è nato, infatti, oggi esiste questa opportunità rivoluzionaria di esprimere la propria volontà rispetto alla donazione di organi, tessuti e cellule.
Francesca, cos’è DigitalAido?
Ad oggi, DigitalAido è l’unica possibilità di manifestazione digitale del consenso alla donazione di organi, tessuti e cellule, tramite l’App Aido, disponibile su App Store e Google Play, oppure tramite il sito di Aido, aido.it. Esprimere il proprio sì digitale è semplice ma anche sicuro, perché adotta SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale, il certificato di Firma Digitale in possesso dell’utente e, infine, la CIE, la Carta d’Identità Elettronica. Le manifestazioni di consenso vengono registrate nel SIT, il Sistema Informativo Trapianti.
Qual è l’idea alla base di DigitalAido?
Semplificare la manifestazione del consenso alla donazione di organi: questa è l’idea di partenza del progetto DigitalAido e, insieme, il suo risultato finale. Nel mezzo, un procedimento giuridico complesso, che ha consentito di portare a compimento una vera e propria rivoluzione digitale.
Una rivoluzione digitale che affonda le sue radici nel diritto. Aiutaci a ripercorrerne il significato giuridico.
Parto dal testo normativo che si è rivelato il testo giuridico di riferimento del progetto: il Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD).
Il CAD è il testo unico che riunisce e organizza le norme riguardanti l’informatizzazione della Pubblica Amministrazione nei rapporti con i cittadini e le imprese. Istituito con il decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, è stato successivamente modificato e integrato prima con il decreto legislativo 22 agosto 2016 n. 179 e poi con il decreto legislativo 13 dicembre 2017 n. 217.
Se il CAD è stato, nel suo complesso, il testo di riferimento del progetto, l’art. 65 del testo unico ne ha fornito la chiave giuridica fondamentale, nel suo dispositivo di cui al comma 1, lettere a) e b) e di cui al comma 2. La norma, dichiarando valide le istanze e le dichiarazioni presentate per via telematica ai gestori dei servizi pubblici, se sottoscritte mediante una delle forme di cui all’art. 20 – ovvero quando l’istante o il dichiarante è identificato attraverso il sistema pubblico di identità digitale (SPID), la carta d’identità elettronica o la carta nazionale dei servizi – e dichiarando al comma 2 l’assunto che dette istanze e dichiarazioni sono equivalenti alle istanze e dichiarazioni sottoscritte con firma autografa, ha chiarito che la strada, l’unica percorribile, per poter utilizzare SPID come modalità di espressione del consenso, era quella della gestione di pubblico servizio, diventandone pubblico fornitore. Non solo, ma in questo modo l’art.65 sarebbe diventato la fonte giuridica dell’utilizzabilità anche delle firme digitali di cui all’art.20 e della carta d’identità elettronica (CIE), di successiva implementazione.
AIDO gestore di pubblico servizio, dunque: è stata questa la tesi faticosamente portata avanti, fino alla promozione definitiva di AgID, l’Agenzia per l’Italia Digitale (previo parere positivo dello studio legale Degani), con l’accreditamento di AIDO all’IPA (l’indice dei domicili digitali della pubblica amministrazione) il 28 aprile 2021, data storica per DigitalAIDO.
A fornire il presupposto per la tesi della gestione del pubblico servizio ancora il CAD, questa volta in via di interpretazione logica estensiva della norma di cui all’art. 2, che usa un criterio teleologico di qualificazione (e quindi di interpretazione) della figura giuridica del gestore di pubblico servizio, basato unicamente sulla funzione pubblica esercitata, meglio qualificata come “servizio di pubblico interesse”, e completamente indipendente dalla natura pubblicistica del soggetto, tanto da richiamare espressamente anche le società quotate.
Ciò posto, la risposta giuridica per qualificare AIDO come gestore di pubblico servizio l’ha data il Decreto del Ministero della Salute 20 agosto 2019, n. 130, Regolamento recante disciplina degli obiettivi, delle funzioni e della struttura del Sistema Informativo Trapianti (SIT) e del Registro nazionale dei donatori di cellule riproduttive a scopi di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo. Il Regolamento, che definisce all’art. 2 comma 1 lettera f) l’ambito soggettivo della normativa, nomina espressamente le Associazioni dei donatori che, in base ai propri statuti e regolamenti, provvedono alla raccolta delle dichiarazioni di volontà dei loro associati, tra i soggetti deputati alla raccolta e registrazione delle dichiarazioni di volontà in ordine alla donazione di organi e tessuti del proprio corpo successivamente alla morte (affermazione ribadita dall’art. 2 dell’Allegato tecnico). All’art. 1 comma 1 dello stesso Decreto, che definisce l’ambito oggettivo del regolamento, si legge: “Il presente regolamento stabilisce gli obiettivi, le funzioni e la struttura del Sistema informativo trapianti, di seguito denominato SIT, istituito dall’articolo 7, comma 2, della legge 1° aprile 1999, n. 91, al fine di assicurare il collegamento telematico tra i soggetti che compongono l’organizzazione nazionale dei prelievi e dei trapianti nell’ambito delle risorse informatiche e telematiche disponibili per il Servizio sanitario nazionale”.
Questa definizione positiva (cioè fondata su testi normativi) di AIDO come soggetto che compone l’organizzazione nazionale dei prelievi e dei trapianti (insieme al suo ruolo come componente della Consulta permanente per i trapianti, organo pubblico), ha consentito di sostenere la tesi giuridica della qualificazione del suo operato, non solo come attività benefica, volta al bene comune – come nella stessa natura del Terzo Settore – ma come pubblico servizio, con una legittimazione che promana da un decreto ministeriale, testo normativo avente forza di atto normativo secondario nella gerarchia delle fonti.
Ecco il primo valore creato dal progetto: AIDO, l’Associazione Italiana per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule, riconosciuta, ai fini della titolarità soggettiva di SPID, come gestore di pubblico servizio.
Di qui la possibilità di utilizzare SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale, per la dichiarazione del consenso, con la sua aggregazione sui mezzi informatici di AIDO già nel maggio 2021.
DigitalAIDO, nato per semplificare il consenso con la firma digitale, trovava ora un nuovo significato, quello della digitalizzazione, e, allo stesso tempo, riempiva la stessa di un nuovo senso, quello sociale. Si può affermare essere questo il valore intrinseco del progetto?
Attraverso la digitalizzazione, che può considerarsi tale solo offrendo ai cittadini la possibilità di accedere ai servizi pubblici tramite un’unica identità digitale (che sia SPID o CIE), AIDO poteva arrivare così a raccogliere tutto il potenziale contenuto nelle oltre 24 milioni di identità SPID allora rilasciate (CIE sarà poi sviluppata a breve).
Ma il valore del progetto va oltre i numeri e sta anche nel senso dell’operazione.
Se SPID – come strumento cardine della digitalizzazione – consente ai cittadini di usufruire di un servizio pubblico, grazie ad AIDO è diventata anche uno strumento mediante il quale gli stessi cittadini possono offrire un servizio alla collettività e a quel diritto costituzionale alla salute (art.32) che passa anche attraverso i trapianti e quindi anche attraverso il consenso alla donazione di organi.
Se la digitalizzazione, prescritta a colpi di decreti, è un obbligo per le Pubbliche Amministrazioni e per i Gestori di Pubblico Servizio, DigitalAIDO ne ha colto per primo il valore di opportunità. Tanto da intraprendere “volontariamente” il percorso di digitalizzazione. Tanto da “dover” diventare “gestore di pubblico servizio” per poter portare a compimento un processo che i soggetti pubblici sentono come “imposto”. A cogliere bene il senso dell’operazione fu lo stesso Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao, che, in occasione della conferenza stampa di lancio del progetto, nel settembre 2021, dichiarò: “SPID non deve essere solo accesso ai servizi di pubblica amministrazione ma anche integrazione nella vita sociale del Paese e AIDO rappresenta uno dei pilastri più importanti di questo obiettivo e di quello che il Paese vuole essere”.
Possiamo affermare, dunque, che DigitalAIDO porti ad attuazione un diritto di cittadinanza digitale?
Se la digitalizzazione è un diritto per i cittadini, il cosiddetto diritto di cittadinanza digitale, composto a sua volta da una serie di diritti (tutti esplicitati nel CAD) quali, per citare i più significativi, il diritto all’uso di tecnologie per potere colloquiare in modalità digitale con le Amministrazioni, il diritto all’identità digitale, il diritto di accesso telematico ai dati e il diritto alla partecipazione democratica elettronica, DigitalAIDO porta a compimento la “Carta della cittadinanza digitale” come espressione di un nuovo rafforzato tratto identitario del cittadino e dell’esercizio attivo del diritto civile alla scelta della donazione di organi e, insieme, del dovere di solidarietà (di cui all’art.2 della Costituzione) di cui è espressione.
In questo senso, DigitalAIDO rappresenta sicuramente un traguardo per il sistema trapianti ma prima ancora una grande conquista di civiltà. Per tutti.
(In foto, Leonio Callioni e Francesca Boldreghini, nei giorni del lancio di DigitalAIDO)
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